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LE AVVENTURE DEL BARONE DI MUNCHAUSEN
(THE ADVENTURES OF BARON MÜNCHAUSEN)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 26 ottobre 1989
 
di Terry Gilliam, con John Neville, Eric Idle, Sarah Polley, Oliver Reed, Robin Williams, Valentina Cortese, Jonathan Pryce, Uma Thurman, Sting (Stati Uniti, 1989)
"Il cinema, per fortuna, è attraversato anche da incoscienti e visionari: americano a Londra dal l967, co-autore del gruppo dei Monty Python, autore della memorabile favola surrealista BRAZIL (1985), Terry Gillian è uno di questi. Come definire altrimenti qualcuno che, in pieno pragmatismo delle leggi che governano attualmente l'investimento nello spettacolo osa illustrare le folli, e sopratutto astratte avventure del celebre barone delle fiabe tedesche? Proprio lui, colui che acchiappava al volo le palle di cannone per farsi trasportare nel campo avverso attraverso i cieli: il più celebre dei fanfaroni, ma anche degli utopisti. Che è, come sappiamo, la categoria più nobile degli illusionisti.

Gilliam è uno dei creatori d'immagini più straordinari del barocco cinematografico: ogni sequenza, ad ogni livello della costruzione registica (l'attore, il costume, la scenografia, il colore, il suono, ecc.) si arricchisce di una ricchezza d'inventario incredibile. Forse perché girato a Cinecittà, perché i costumi sono di Gabriella Pescucci e la fotografia di Giuseppe Rotunno, questo Barone ci ricorda, scusate se è poco, il miglior Fellini: con in più l'eccentricità di un anglosassone. Ed in meno, il calore, la bonomia, la relatività (e la padronanza stilistica?) di uno di Rimini che vive fra i romani.

Ma questo BARONE non è soltanto un saggio d'invenzione espressiva. Sa impregnarsi d'emozione: ed è quando riesce ad esprimere la feconda esaltazione dell'utopia, a toccare le corde sensibili dei temi eterni dell'uomo, la vita e la morte, la vecchiaia, la giovinezza, la perversione o la bellezza. Nel suo protagonista non si rispecchia soltanto la buffoneria fiabesca di un avventuriero intriso di cultura centro-europea (in questo senso il film è qualcosa di ben più esaltante di uno Spielberg made in Europa) ma la riflessione sensibile ed a tratti commovente di un saggio-incosciente: sulle leggi che si pretendono razionali e che governano il mondo, la sua politica, i rapporti fra il potere e l'uomo più semplice.

È anche, questo Barone, una fiaba più per grandi che per piccini: un prodotto dell'intelligenza e della cultura che arrischia di essere un po' troppo pensato, un po' troppo strutturato, un po' "troppo" per raggiungere quella diffusione di massa alla quale un prodotto, ma forse anche un personaggio del genere poteva aspirare."


   Il film in Internet (Google)

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